

Croce Zimbone (Mineo, 1912-Catania, 1998) si è occupato di letteratura per più di mezzo secolo ma, certamente, di letteratura non è vissuto. Laureatosi nel 1938 in Lettere Classiche con una tesi su Salvatore Farina, dal 1937 al ’61 lavora come funzionario di gruppo B nell’Amministrazione della giustizia, quindi intraprende l’insegnamento, prima nella scuola media, poi nei Licei classici.
Formatosi, ancora giovanissimo, sulle opere di Benedetto Croce e di Francesco De Sanctis e sulle letture dei massimi rappresentanti della letteratura italiana ed europea, manifesta ben presto l’inclinazione allo scrivere (le prime cartelle della Favola di Villadoro risalgono al 1933). Nel 1947 vince, con il racconto La figlia del Sindaco, un concorso letterario bandito dal “Circolo della Stampa” di Catania, e l’anno successivo con un altro racconto, Primo giorno di Villadoro, ottiene un premio dal quotidiano “La Sicilia”, giornale della cui terza pagina sarà collaboratore per lunghi anni, con testi all’inizio narrativi e in seguito di critica letteraria.
Radi, anche per la riluttanza dell’uomo a ogni forma di compromesso e di esibizione, i suoi rapporti col mondo culturale; e, del resto, i vari tentativi da lui sperimentati per farsi leggere, ed eventualmente ospitare, quasi sempre fallirono.
Solo una volta, il 21 dicembre 1975, un suo racconto apparve, con vistoso rilievo, sul “Corriere della Sera”. Quel racconto, trasmesso al foglio milanese nel ’74, era finito regolarmente nel cestino. Ritrasmesso al medesimo giornale, l’anno successivo, senza firma (Zimbone scrisse al Direttore di averne ritrovato il manoscritto fra le carte dell’Archivio storico, a Mineo. In calce all’autografo una data: 1875, anno in cui sindaco di Mineo era Luigi Capuana), una equipe di studiosi vi scorse tali pregi da congetturarlo composto «a quattro mani» dal Verga e dall’autore del Marchese di Roccaverdina. Solo anni dopo lo stesso Zimbone confesserà di esserne l’autore e di aver fatto ricorso a questo espediente per venire finalmente notato dalla critica che non si era mai occupata seriamente di lui. Era stato notato e apprezzato, nondimeno, da un autorevole italianista, Fernando Palazzi, come si deduce dal giudizio espresso nella ‘Presentazione’, da quest’ultimo curata, del primo volume di racconti dell’autore mineòlo, La favola di Villadoro. Da essa si ricava che Croce Zimbone, più che ideatore di burle letterarie, è uno scrittore che ha dedicato la vita intera alla letteratura e all’arte.
Scrive fra l’altro Palazzi di «[...]una prosa fresca, un umorismo malizioso e sottile e discreto, uno stile finemente bulinato come una filigrana, e immagini nitide, e una vena fluida, spontanea, quasi ingenua di schietta poesia». E continua: «Croce Zimbone si è inserito come scrittore nella più sana tradizione (che resta) dei narratori nostri, e specialmente della narrativa siciliana. Egli non è di quegli scrittori sfarfallanti dietro la moda (che passa) di narrare, con frasi singhiozzate e un linguaggio da epilettici, racconti scollacciati e piccanti. Oh, no! Egli è un narratore ridanciano, ma senza scurrilità, senza offese alla pudicizia. Ride dei suoi strambi personaggi e delle loro idee, ma compostamente e direi quasi con affetto. E se il quadro che ne risulta è, nei particolari, realistico, impersonale, obiettivo, diventa invece fantasmagorico e personalissimo il modo paradossale di accozzare e variamente combinare questi stessi particolari; nel che sta la sua originalità e la vera inconfondibile caratteristica della sua arte». Oggi, contemporaneamente alla pubblicazione delle pagine critiche ne Il verismo fra Sicilia e Grecia. Atti dell’Incontro Internazionale (Catania, 16 dicembre-Mineo, 17 dicembre 2005), a cura di Anna Zimbone, [Quaderni del Dipartimento di Filologia Moderna, 11], Università di Catania, Bonanno Editore, Catania 2008, le due raccolte di racconti di Croce Zimbone appaiono congiuntamente in una nuova edizione: Croce Zimbone, Un gradino in più e altri racconti, Lussografica, Caltanissetta 2008.
La favola di Villadoro, SEI, 1959 (2a ediz., col titolo Una bolla di sapone, 1988. Ediz. ridotta, curata per la Scuola Media, col titolo La rivolta delle vedove, 1988).
Un gradino di più, Editoriale Grafica, Catania 1969 ( 2a ediz., col titolo Galeotto fu il cappotto, 1991. Ediz. ridotta, curata per la Scuola Media e col titolo Celestina, 1992).
Segnalazioni critiche. Saggi su Luigi Capuana, Salvatore Farina, Arturo Graf, Ada Negri, ed. Greco, Catania 1981.
La Biblioteca Capuana. Manoscritti e carteggi, ed. Greco, Catania 1982.
Aperta l’udienza!, Tre atti unici, ed. C.U.E.C.M., Catania 1991.
I racconti di Croce Zimbone e "Il Verismo fra Sicilia e Grecia", di Matteo Miano

Nella sala “Croce Zimbone”, allestita presso la "Casa Museo Luigi Capuana" di Mineo, è esposta la macchina da scrivere usata per oltre un cinquantennio da Croce Zimbone nel creare la sua opera: una bellissima e intatta Underwood munita ancora dell’originale rigido fodero di copertura.